PECCATO

 

PECCATO!

(Traduzione)

Lo trovavo seduto sopra il muretto della Commenda,
di fronte alla chiesa di Santo Stefano.
Camicetta a righe celesti e bianche
gilè grigetto, pantaloni blu un tantino larghi.


Nella sua faccia bella rotonda,
brillavano due occhi sempre allegri e furbi.
Portava capelli corti tagliati a spazzola,
erano neri ma ad ogni anno che passava
diventavano un po’ più bianchi.


A terra, vicino a lui, distesa una tovaglietta
dove c’era ogni ben di Dio.
Oggi, mazzetti di cicorione appena raccolto,
un altro giorno potevano essere “ravanastri”,
“sanaccioli”, ”amareddi”, oppure finocchietti.


Quando poi era la volta dell’origano
il profumo di quei bei mazzetti
si sentiva per tutto Santo Stefano.


E che bellezza erano i mucchietti di lumachine
che certe volte trovavo sulla tovaglietta,
sembravano pronte per essere vendute proprio a me.
Scendendo dalla Commenda (abito lì in estate)
era obbligatorio fermarmi dallo zio Giuseppe
per comprare qualcosa, a
anche se non ne avevo bisogno.


Noi non eravamo mai l’uno che vendeva e l’altra che comprava
perché ormai, col passare degli anni,
fra me e zio Giuseppe era nata
una simpatia e un’amicizia sincera
che solo il tuo paese può far nascere così forte.


Eravamo due paesani che si salutavano alla fine dell’estate
e si rivedevano a fine ottobre,
quando io e mio marito torniamo a Piazza
per la festa dei defunti.
Pure lui però ogni tanto faceva un viaggetto
e veniva su dalle mie parti, a Torino,
per venire a trovare suo figlio.


Tornata a Piazza, trovavo lo zio Giuseppe
seduto là, al solito posto.
La verdura cambiava col susseguirsi delle stagioni
ma la delicatezza e la simpatia di zio Giuseppe
era sempre la stessa.


Ma poi venne un giorno
e tanti altri ancora
che zio Giuseppe non veniva a sedersi più sul muretto.
Il perché me lo raccontò lui stesso
quel giorno che scendendo dalla Commenda
lo vidi seduto di nuovo
come una volta al solito posto.


Al suo fianco però non aveva la tovaglietta
con la verdura, nè origano, nè lumachine.
Nei suoi occhi, mentre ci davamo la mano per salutarci,
vidi luccicare una lacrima
mentre diceva:


<<Sono contento di rivederla signora
ma ho un nodo alla gola...
Sono dispiaciuto che non le posso portare più
quelle belle cose che le piacevano!


Come posso andare a piedi in campagna
a raccogliere verdura e a cercare lumachine
ora che qualche miserabile
mi ha rubato la bella Ape?
Peccato!>>.

 

 

 

 

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