PEZZETTI DI VITA

PEZZETTI DI VITA

(Traduzione)


C’era una volta a Piazza e ancora c’è
una strada chiamata via Crispi.
Lì abitava la mia famiglia
che di cognome faceva, e ancora fa,
Termini da parte di mio padre,
mentre a mia madre le dicevano dei Palermo.

Questo di avere nella stessa famiglia due cognomi
di due città della Sicilia
era stato sempre motivo
di risate da parte delle persone che ci conoscevano.
Per la verità, in via Crispi erano tante le famiglie
che avevano il cognome di città
oppure di Santi.

Di fronte la mia casa abitavano i Bologna,
vicino a loro stava mia madrina Enza Abate.
Due porte dopo di me, stavano i Romano,
che in sostanza era un cognome
che richiamava in mente la città di Roma.
In fondo alla via c’erano poi i Militello.

Un fatto simpatico capitava
quando nella strada arrivava il postino.
Il perché? Ora ve lo racconto...
Don Giuseppe Golino non era magro, al contrario!
La sua faccia bella e rotonda era sempre allegra;
inoltre era un tipo scherzoso
e sembrava lo facesse apposta
a provocare le risate delle persone
che si affacciavano al balcone
allorquando lo sentivano arrivare.

Certo lo sappiamo che ai tempi di una volta
non c’erano campanelli alle porte delle casa,
dunque si usava bussare.
Ma al postino le mani servivano libere:
una per portare il sacco della posta,
l’altra per consegnarla.

Quando don Giuseppe Golino arrivava in via Crispi
lo sentivi gridare da lontano.
La “cantilena”, parola più parola meno,
era sempre la stessa e diceva così:
<<Dai, sto cominciando il mio viaggetto per l’Italia!>>
In certe giornate capitava davvero
che le famiglie che abbiamo prima nominato
ricevessero tutte in fila, una dietro l’altra,
una lettera o una cartolina.

Allora era uno spasso ascoltare la litania
di quei cognomi che il bravo don Giuseppe
coloriva  a modo suo.
Cominciava col cognome di Romano e aggiungeva
“cittadino della capitale d’Italia!”
Dopo gridava il mio, Termini,
e non c’era volta che non proseguisse con
“Immerese!”.

Capitava che certe giornate arrivasse posta
pure per mia madre, Angela Palermo.
Lì, la voce del postino si faceva sentire più forte
e l’aggiunta particolare era
“capoluogo della Sicilia!”.
Se a ricevere posta erano i Bologna,
don Giuseppe aggiungeva
“Qua siamo in Emilia Romagna!”.

Prima di andare avanti con la storia dei cognomi, vi voglio raccontare
questo tenero ricordo
fatto tanto curioso per i giorni nostri.
Alla prima gridata del postino
una figura di donna alta e vestita sempre di nero,
i capelli grigi attorcigliati in uno chignon,
si affacciava davanti alla porta...
Le mani infilate nelle tasche del grembiule pur’esso nero.
Gli occhi attenti, ma ancora di più le orecchie
per sentire se caso mai il postino gridasse il suo cognome.

Sto parlando di zia Liboria Abate.
Lei, per la via Crispi, era considerata
“la tradizione del rosario”.
Tutte, ma proprio tutte le sere, in inverno,
al tramonto, appena il campanile della chiesa di Santa Veneranda
cominciava a suonare i rintocchi del Vespro,
ogni donna di casa chiudeva a chiave la porta
per andarsene da zia Liboria a recitare il rosario.

A volte, appresso mia madre, andavo anch’io.
Là, seduta nella grande cucina,
calda per via degli scaldini che ognuno si portava da casa sua,
e attorniata da zia Giuseppina, zia Francesca,
zia Lucia, zia Maria...
m’incantavo a guardare le mani di zia Libora
che “comandava” il rosario
facendo scorrere una dietro l’altra
le dieci poste della corona.

Ora che non sono più ragazzina
posso capire l’importanza e il valore sociale
di quegli appuntamenti serali
che, partendo dal rosario, finivano...
che ognuno raccontava i fatti propri agli altri.
Ma vi voglio confessare che ho la lacrima facile,
per questo è meglio che abbandoniamo
questo tenero ricordo
e torniamo a ridere con la storia dei cognomi.

Per lei, la zia Liboria Abate,
il fantasioso don Giuseppe
scomodava pure i santi e
al cognome “Abate” aveva fatto l’aggiunta di
“Sant’Antonio Abate”
poi, per farla più simpatica, ci aggiungeva
“comune di Napoli!”.

Il viaggetto del nostro postino su e giù per l’Italia
finiva laggiù, dove stavano di casa i Militello.
Pure per loro il simpatico don Giuseppe
faceva scendere i santi dal Paradiso.
Così era la volta di “Sant’Agata di Militello”
con la solita aggiunta “comune di Catania!”.

C’erano poi in via Crispi altre famiglie
ma avevano cognomi su cui il postino
non poteva fantasticare.
I Mercato, i Raffaeli, i Rizzo, i Conti...
non avevano niente a che fare con la geografia di don Giuseppe!
Ma lei, zia Francesca Conti,
non se ne faceva niente delle lettere del postino
e neanche della geografia...
Le bastava essere la madre del sindaco di allora.

 

 

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